Come è possibile notare si tratta di un nome composto (come di consueto) da due parole che nel caso della prossima modello iniziano entrambe con la lettera “Z”; arriviamo così all’ultima lettera dell’alfabeto e ancora non è chiaro come verranno chiamate le release successive a partire da Ubuntu 17.10.
È probabile che si ricominci da capo oppure che il codename venga abolito in favore del numero di modello standard che identifica in modo più semplice le varie release di Ubuntu. Lo stesso Mark Shuttleworth ha definito il codename un elemento “purely metaphorical“, sottolineandone la non essenzialità.
Ormai infatti il progetto Ubuntu va ben al di là del semplice nome in codice con una community che racchiude numerosissimi background diversi al suo interno negli ambiti più disparati (desktop, dispositivo mobile, Cloud, making e server).
Mark Shuttleworth, proseguendo nel suo comunicazione, afferma che Ubuntu si sta muovendo rapidamente verso il Cloud e le soluzioni embedded, la distribuzione aiuta le persone ad eseguire i vari compiti in modo più veloce, pulito ed efficiente proprio grazie alla propria community.
Ubuntu è ancora un “piccolo pesce in un mercato fatto da giganti”, tuttavia l’obbiettivo di Canonical rimane quello di sviluppare free software offrendo anche supporto così come servizi e soluzioni per le enterprise. Dunque richiamando tale metafora del piccolo che però supera grandi ostacoli, Ubuntu 17.04 sarà chiamata “Zesty zapus” ovvero topolino frizzante.